Sono Ludovica, ho 33 anni…e sono qui per parlarvi dello Yoga! Prima di entrare nel merito di una discussione più analitica e teorica, mi piacerebbe raccontarvi cosa mi è capitato quando ho imboccato questa strada…
La premessa che voglio fare è che la mia formazione è principalmente di danzatrice. La danza dà tantissimo: imparando questa disciplina si può quasi dire che si imparino alcune cose che aiutano non solo in sala, ma anche nella vita al di fuori dalla sala. Questo è indubbiamente meraviglioso e va aggiunto alla grande possibilità di esprimersi, di comunicare con un pubblico attraverso il corpo e quindi anche di sublimare alcune emozioni/passioni/vissuti che in molti potrebbero aver conosciuto. La cosa che può risultare frustrante nella danza è che tendenzialmente ogni stile predilige delle forme molto belle da vedere, dalle lunghe linee, e questo potrebbe scontrarsi con i limiti fisici di ciascun corpo, soprattutto quando si tratta di entrare nell’ambito della performance: per quanta passione ci si possa mettere, ci sarà sempre differenza fra corpo e corpo, e uno trasmetterà più di un altro (e qui si entra anche nel merito del gusto personale di ciascuna persona).
Quando ho conosciuto lo Yoga ho percepito due cose: come questo accogliesse tutti, senza alcuna discriminazione dovuta ad un aspetto formale (questo non toglie comunque l’importanza di eseguire correttamente degli āsana secondo le indicazioni di chi guida, per evitare infortuni); e come la sua via, estremamente conoscitiva, portasse ad una comunicazione rivolta verso l’interno piuttosto che l’esterno. L’altra cosa sorprendente dello Yoga e che lui ti aspetta: al ritmo del tuo respiro, sai che riuscirai a crescere sempre di più, e ti sorprenderai delle magie che anche il tuo corpo può fare. Lo Yoga è veramente per tutti e quando entra nella tua vita è difficile farne a meno! Che sia la pratica fisica, la meditazione, un libro che racconta il percorso di un maestro…qualsiasi cosa riguardi lo Yoga arricchisce!
…questo non vuol dire che non ci siano momenti frustranti anche durante la pratica Yoga, ma è insito nella disciplina il bisogno di mettere in crisi per portare a un punto di svolta…provare per credere!
Ora qui potrebbe sorgere una considerazione giustissima: «Vedo tantissime pubblicità di corsi online Yoga, dove chi è ripreso fa posizioni al limite dell’acrobatico…mi sembra che sia molto performativo, invece. Non fa per me!» …è evidente che allo Yoga approccino anche fisici molto prestanti e non si deve dimenticare che anche quei corpi avranno praticato molto per arrivare a quelle possibilità, ma non dobbiamo scordare che questa tradizione indiana è stata portata in occidente, profondamente legato al concetto di immagine, e che tendenzialmente ci si è focalizzati sulla pratica fisica: un corpo che si muove bene sullo schermo è accattivante per il pubblico. Sicuramente dietro l’angolo c’è sempre lo spettro dell’Ego che porta yogi e yogini a Mostrare piuttosto che a Essere, ma questo è un discorso molto lungo e soprattutto ricordiamoci che siamo sempre esseri umani, quindi portati a sbagliare (e si sa, sbagliando si impara!)
Bando alle ciance, entriamo ora nella vera introduzione a questo tema!
Cos’è lo Yoga?
Lo Yoga è una delle sei darśana, una delle vie iniziatiche realizzative che hanno la liberazione (mokṣa) come ultimo fine.
A causa della grande diffusione (per fortuna!) che c’è di questa tradizione indiana, rispondere a questa domanda può sembrare molto complesso: molti lo conoscono come disciplina fisica che rinforza la schiena e che riduce lo stress. Questo è indubbiamente vero, ma questa risposta fa parte di uno di quegli adattamenti acquisiti grazie alla sua diffusione. Per arrivare ad un significato più preciso potremmo risalire alla radice sanscrita di Yoga. La radice yuj– ha significato di “unire” (da questa derivano moltissimi termini in molte lingue che hanno proprio questo significato, come il latino iungere), ma questa possiede una vasta gamma di ulteriori significati, tra cui mezzo (nel senso di metodo), regola, sforzo, devozione etc.
A seconda della tradizione letteraria e storica che si va ad analizzare muta il suo significato letterale: se consultassimo il periodo vedico, quando le tecniche yogiche venivano tenute segrete e passavano da maestro a discepolo, vedremmo che si parla di Yoga solo in modo simbolico e non attraverso la codifica di pratiche specifiche. I versi dei Veda intendono per Yoga il “controllo della mente sui sensi”. In questo si potrebbe quasi dire che il suo significato non sia di “unione”, ma di “separazione”. Nella Bhagavad gītā Krishna esorta Arjuna ad affidarsi al divino, a credere in lui, e Yoga è proprio questo unirsi a dio, quindi troviamo maggiore affinità con il termine “unione”, ma anche con quello di “mezzo” attraverso cui si raggiunge qualcosa. L’apllicazione delle discipline dello Yoga, quindi, mira alla riconnessione con la fonte originaria dell’universo. Seguendo questa definizione potremmo addentrarci in un terreno scomodo, quello spirituale… quando si parla di abbandonarsi al divino e a unirsi ad esso non lo si deve leggere secondo una qualche corrente religiosa: indubbiamente lo Yoga nutre lo spirito, ma il senso di unione riguarda la sensazione profonda di sentirsi parte di un tutto e di non essere separati da questo…di non essere soli e diversi dall’altro. Provate a pensarci: se anche solo un millesimo di questa consapevolezza entrasse nella mente di ciascuno, anche in forma di fugace dubbio, cosa potrebbe cambiare nel mondo? Ogni tanto mi piace immaginarlo (ed è per questo che pratico Yoga…e ne parlo spesso!)!
Ora un piccolo intermezzo, voglio raccontarvi il mito che parla dello Yoga!
Un giorno un pesciolino, nascosto dalle onde, ascoltava rapito le parole che Shiva diceva alla sua amata moglie Parvati: le stava raccontando della pratica dello Yoga, rivelando insegnamenti segreti, e non si era accorto che il pesce ascoltava. Purtroppo il dio e la consorte si accorsero tardi di essere origliati: il pesce era già sparito portando con sé quei preziosi segreti. Mentre nuotava, il pesciolino ripensava a quelle parole e quegli insegnamenti che si rivelarono così profondi e potenti da evolverlo in un uomo. Uscito dalle acque, quest’uomo che prese il nome Matsyendra (matsya vuole dire pesce) ed è considerato il primo yogin della storia, colui che ha diffuso lo Yoga.
Ecco che giungo alle conclusioni, consapevole che questo sia il sunto del sunto del sunto di letture sullo Yoga, ma questo vuole essere un contributo umile su qualcosa di vasto come l’oceano. La cosa più vera che si può dire sullo Yoga è che la sua pratica affina la conoscenza, non solo su di sé, ma anche su tutta la parte di letteratura e filosofia che lo sostiene, e che calza a pennello sulla persona che decide di intraprenderla. Che sia attraverso libri, una pratica fisica giornaliera, o la meditazione, ciascuna cosa contribuisce a far capire un granello di sabbia in più sull’argomento. Il mio consiglio quindi è di iniziare, accendere un incenso, srotolare il proprio tappetino, stare nel qui ed ora che suggerisce la pratica.
Quindi adesso basta parlare, addentriamoci insieme nel fare esperienza di questa disciplina millenaria!
A questo articolo ho allegato per te un video con una delicata pratica della mattina, utile a risvegliare il corpo, a connettersi con il proprio respiro e a contattare il proprio interiore! Ho anche creato una playlist che può accompagnare la tua mattinata!
Ciao!