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Con l’articolo di oggi voglio parlarti di Anahata, il quarto chakra conosciuto anche come chakra del cuore!

Il nome sanscrito significa “non colpito”, “non percosso”, riferendosi al suono mistico che non ha né inizio né fine, la “vibrazione interna che avviene senza alcuna percussione, che non è percepibile dall’orecchio umano” (Gabriella Cella, 2009). Sicuramente questo può relazionarsi al cuore, che pulsa senza che niente lo percuota, ma anche agli altri suoni sottili che il funzionamento degli organi interni produce, e che spesso, nel silenzio della notte, o in meditazione, cominciamo a percepire. Si trova all’altezza della nona, decima e undicesima vertebra toracica, sullo stesso piano del cuore, al centro del petto. Anahata è un centro energetico di grande importanza, che simboleggia il collegamento fra la dimensione fisica (i primi tre chakra) e quella spirituale (dal quindi al settimo chakra).

Nel torace si trovano i polmoni e il cuore, essenziali alla nostra sopravvivenza, che lavorano costantemente in sinergia e completano l’uno la funzione dell’altro. Nell’area di Anahata è presente anche il diaframma, il muscolo che contribuisce alla respirazione e che può essere allenato attraverso gli esercizi di controllo del respiro. Questa zona vede il concentrarsi di diverse tensioni: in una situazione pericolosa, i nostri nervi comunicano al diaframma che si predispone ad attare una respirazione più tesa e veloce, necessaria a sostenere un’azione repentina. Queste informazioni vengono trasmesse al cuore il quale aumenta il battito cardiaco per portare ossigeno alle cellule, affinché siano pronte a contrastare il pericolo. Tutto è pronto per farci sopravvivere. Ma quando questa reazione viene scatenata da uno stress lavorativo, o da una discussione che di fatto poi non si risolve in uno scatto di muscoli, la tensione si accumula e crea diversi blocchi. Anche la vita sedentaria o il lavoro al computer, contribuiscono a creare tensioni, favorendo un tipo di postura che chiude le spalle, separa le scapole e incassa il petto, facendolo gravare sul cuore e sui polmoni, riducendo il loro spazio di azione, inficiando anche sul nostro quarto centro energetico. Per questo motivo sia gli esercizi di prāāyāma che una pratica incentrata sui Purvatana, gli āsana dove il torace si estende e si apre, sono un buon modo di contrastare queste tensioni e di riequilibrare Anahata. Il plesso nervoso collegato al quarto chakra è quello cardiaco e la ghiandola endocrina è il timo. Il timo è deputato alla produzione della timosina, che regola parte del sistema immunitario, e fino alla pubertà gioca un ruolo importante nella crescita e nello sviluppo sessuale. Superata la fase puberale subisce l’influenza delle nostre attitudini mentali e dello stress, mantenendosi forte o arrivando addirittura a diminuire di grandezza o addirittura ad atrofizzarsi: è di fatto l’organo fisico che dimostra come mente e corpo siano collegate fra loro. Per mantenere vigoroso il timo, e quindi disporre di grande energia e sostenere il nostro sistema immunitario, è importante tenere alto l’umore e concedere il giusto spazio alla zona toracica, nel quale risiede il quarto chakra.

I Vira Chakra che proteggono Anahata sono situati nelle mani, nei polsi, nei gomiti e nelle articolazioni di spalle e scapole: le rotazioni delle dita delle mani, come dei polsi, la mobilitazione di queste articolazioni riequilibrano il quarto chakra.

Nella maggior parte delle tradizioni gli viene attribuito il colore verde, che è anche il colore delle piante e vibra nella natura, mostrando vitalità e forza, nonché, nella scala cromatica, il colore centrale che equilibra tutti gli altri, risultato dell’unione fra un colore caldo (giallo) e uno freddo (blu), che sono anche i colori di Manipura e Vishudda (terzo e quinto chakra). L’elemento che gli si attribuisce è l’aria, che risiede nell’esagono contenuto nel suo disegno: un fiore di loto da dodici petali (i turbamenti mentali da superare per ravvivare Anahata) all’interno del quale sono iscritti due triangoli equilateri che si incrociano, ciascuno con il vertice che punta in una direzione diversa (vertice verso il basso a simboleggiare la forza femminile, quello verso l’alto la maschile), in perfetto equilibrio, e che, con il loro incontro, creano questa forma a sei punte. Questo yantra custodisce il senso dell’equilibrio che Anahata simboleggia. Il Bija Mantra che lo risveglia è IAM, e il soffio vitale che lo sostiene è Prana, che ha come funzione principale quella di assorbire l’energia.

Anahata è, come detto, il nostro centro di equilibrio, dove si elevano le nostre emozioni e prendono vera coscienza, prima di essere comunicate (Vishudda). In questa sede si sviluppano la fiducia e il coraggio: così i desideri che prendono vita al centro del cuore, se realmente voluti, sono quelli che si realizzano e che coraggiosamente si devono abbracciare. Lo stato di coscienza del quarto chakra è l’amore incondizionato, senza paura, senza aspettativa, è l’accettazione e l’inizio del senso di unità. Se potesse essere espresso in una frase, questa sarebbe “io amo”, rivolta verso di sé, per quello che fino a questo punto del percorso si è compreso e accettato, rivolta verso l’esterno, perché non c’è differenza fra noi e quello che è fuori di noi, perché è qualcosa che riconosciamo.

La pratica di oggi è improntata proprio su Anahata, allora andiamo ad aprire il nostro cuore! Ti aspetto sul tappetino!

 

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