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Con l’articolo di oggi andremo a conoscere Sahasrara, il settimo chakra, denominato anche chakra della corona.

Il suo significato dal sanscrito è “mille petali”, che è anche il simbolo che lo rappresenta, un fiore di loto dagli infiniti petali (il mille, nella tradizione indiana, implica un numero sconfinato). Si colloca alla sommità del capo, nella zona della corona, dove termina sushumna nadi. Questo punto è la fine del percorso, dove si accede alla liberazione spirituale: ogni energia si dirige qui, dove si trova Brahman, lo spirito universale. Possiamo immaginarlo come un fiore che sboccia, aprendo i suoi petali in direzione del cielo, dell’universo, entrando in connessione con il tutto. Questo chakra è oltre l’umano è punto di contatto fra la dimensione terrena e quella spirituale. La sua posizione lo lega al plesso nervoso del cervello, e l’epifisi è considerata la ghiandola endocrina a lui attribuita. Questa ghiandola (detta anche pineale) viene stimolata dal buio e produce l’ormone melatonina, fondamentale per regolare il ciclo di sonno e veglia. Questo ormone è inoltre un elemento antiossidante che ha evidenti effetti sul processo di anti-invecchiamento e sulla mente, che accresce la produzione di energia fisica alzando il livello di sopportazione della fatica, che regola la nostra temperatura interna. Oltre alla melatonina, l’epifisi produce blande quantità di dimetiltriptammina, DMT, durante la fase REM, portando a dilatazioni temporali, viaggi extradimensionali, sostanzialmente i nostri sogni.

Sahasrara rappresenta l’unità poiché in lui non esistono polarità (Ida e Pingala si sono riunite nella redice del sesto chakra, Ajna): è la fontana della vita che si apre nei momenti di nascita e morte, il punto a cui ascende Kundalini quando, risvegliata, risale lungo la nadi centrale. Non possiede un colore, è luce pura che contiene gli altri colori, bagliore che non crea ombre e infonde calma e tranquillità alla mente. Sahasrara è il silenzio e la quiete, il luogo dove il respiro è il suono, pertanto non ha un suo Bija Mantra ma gli viene attribuito il visarga, un grafema sanscrito che indica un’aspirazione distinta, come quella che fanno tutti gli esseri viventi dotati di polmoni.

Qui si compie l’incontro fra l’essere umano e il divino (Gabriella Cella, 2009), si accede quindi a dimensioni della realtà che trascendono quella dell’esistenza quotidiana. Se il settimo chakra è aperto, diventiamo consapevoli di come tutte le cose siano unite e partecipino dell’essenza divina. Se potesse essere un’espressione, sarebbe “noi siamo”, in un rapporto/scambio continuo con il divino di cui sono/siamo costituito/i. La sintonia, l’empatia sono alcune delle qualità che sviluppa.

Per incontrare consciamente questo chakra, ultimo centro della consapevolezza, si deve consolidare il proprio percorso e fare la propria esperienza passando attraverso gli altri centri energetici, pertanto ho deciso di guidare per te la meditazione con il mantra So-Ham, dalla tradizione vedica, facile da seguire anche per coloro che sono alle prime esperienze di meditazione. In sanscrito so=questo e ham=io, nel senso di “io sono questo”, dove “questo” può rappresentare l’universo, dio, il tutto. E’ un mantra che si pronuncia nel silenzio, nella propria mente, seguendo il proprio ritmo del respiro: nella fase di inspirazione, scandiremo nella mente So, in quella di espirazione Ham. Se ci fermiamo un attimo a pensare, è proprio il ciclo del respiro, nella sua semplicità, a essere la prima cosa che ci lega all’Universo: inspirando prendiamo qualcosa da lui, espirando regaliamo qualcosa a lui. Questo scambio continuo e semplice, a cui non sempre badiamo attenzione, è la nostra connessione primaria col tutto.

Ti aspetto sul tappetino per guidarti nella meditazione con il mantra, se vorrai farmi compagnia accendi una candela, siediti comodamente con la schiena dritta, e iniziamo insieme il percorso verso Sahasrara.

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