Oggi voglio introdurvi al secondo chakra, di nome Svadhisthana, sul quale ho preparato un breve pratica per stimolarlo e “rafforzarlo”.
Dal nome sanscrito sva=propria dhisthana=dimora, il significato sarebbe “il chakra della proprio dimora”, quindi del proprio sé. Questo chakra è conosciuto anche come “sacrale”, perché ha la sua sede alla radice degli organi genitali, collocandosi fra la prima e la terza vertebra sacrale, con innervazioni che arrivano alla seconda, terza e quarta vertebra lombare. Insieme a Muladhara, il chakra radice, determina la profondità del nostro essere.
Questo chakra agisce attraverso le mani che creano e distruggono, e l’organo di senso a lui correlato è il gusto, attraverso la lingua. Come descrive Gabriella Cella ne Il Grande Libro dello Yoga, Svadhisthana governa i reni, a cui è attribuita l’energia ancestrale e le emozioni inconsce, e le ghiandole surrenali, che producono adrenalina, sostanza che detiene una grande importanza per il nostro sistema simpatico poiché agisce in nostra difesa nei momenti di stress. Il plesso nervoso a lui correlato è quello lombare, mentre le ghiandole endocrine a lui collegate sono le gonadi, che formano i sistemi riproduttivi maschili e femminili. Come ho già detto in una pratica dedicata all’apertura delle anche e del bacino, siamo spesso in situazioni di ansia e di stress che attivano le ghiandole surrenali e la conseguente produzione di adrenalina, creando squilibrio poiché il corpo è in una costante tensione da cui difendersi: questo ci indebolisce e abbassa le nostre difese immunitarie. Tutti gli āsana che rinforzano e favoriscono l’apertura del bacino migliorano il senso di rilassatezza e riequilibrano la percezione dello stress, liberando le nostro emozioni e stimolando correttamente i surreni. Questo tipo di pratica rinforza e riequilibra il nostro secondo chakra. Non a caso nella tradizione ortodossa dello Yoga è considerato come un nodo che va sciolto per permettere all’energia di fluire lungo la nadi centrale, Sushumna, e per accedere ai chakra superiori. Portare Svadhisthana all’equilibrio energetico significa confrontarsi ed eliminare le paure più antiche e profonde, le tensioni interiori e ritrovare fiducia nel proprio sé e nelle proprie possibilità.
Come ogni Raja Chakra (chakra regale), ha dei guardiani protettori che lo difendono (denominati Vira chakra), situati nelle caviglie, nelle ginocchia e nei glutei. Una corretta stimolazione di questi punti, ad esempio nella fase iniziale delle pratica, contribuiscono ad equilibrare l’azione energetica di Svadhisthana.
A questo chakra viene attribuito il colore arancione, nel quale si fondono il giallo della terra e il rosso del fuoco, racchiudendo nella sua vibrazione le energie positive di entrambi gli elementi. Immaginiamo un vortice di energia arancio brillante, con una sua profondità, tridimensionale, una ruota (chakra vuole dire ruota) che si sviluppa lungo l’asse orizzontale in linea con le vertebre del sacro e che crea una spirale di energia che nella zona posteriore (bassa schiena) risucchia dall’esterno e in quella anteriore (basso ventre) regala al mondo la sua energia trasformata. L’elemento che gli si attribuisce è l’acqua, che con il suo flusso determina un ciclo vitale su cui si basa la riproduzione e la creazione. Non dimentichiamo che questo chakra è legato ai reni che governano le acque del nostro corpo, filtrandole e depurandoci. Il simbolo con il quale si disegna è un loto a sei petali, nel quale si inscrive una mezza luna, riferita all’elemento acqua. Il Bija Mantra che fa vibrare l’elemento acqua e che risveglia questo chakra è VAM. Il soffio vitale associato a Svadhisthana è Vyana, che guida il movimento delle membra portando fluidità e freschezza, distribuendo il prana in tutto il corpo.
Svadhisthana governa la nostra creatività e il contatto creativo, il nostro bisogno di sviluppo e di espansione della personalità. Come ho già detto, è legato all’inconscio e a quello che da questo ne deriva, sia esso positivo o negativo. L’inconscio è alla base del karma perché è uno dei motori delle nostre azioni: questo argomento è materia del Sadhana Pada degli Yoga Sutra di Patanjali. Lo stato di coscienza che sottende Svadhisthana è quello di riconoscere cosa desidera il nostro corpo, passando dai bisogni primari (cibo, acqua, riposo, sessualità), a quelli emotivi. Se si potesse riassumere in un’affermazione, questa potrebbe essere “io percepisco”. Molte delle difficoltà che derivano dal negarci questi bisogni (che sia questo conscio o inconscio), possono determinare un blocco di questo punto energetico.
Sei pronto/a per lavorare insieme su Svadhistana? Ti aspetto sul tappetino!