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Non è un segreto che lo Yoga favorisca lo sviluppo della qualità introspettiva di chiunque lo pratichi. Questo dipende dal fatto che lo Yoga, attraverso una respirazione diaframmatica profonda, tonifica il nervo vagale, quello che permette di passare con flessibilità ed equilibrio da uno stato più attivo, gestito principalmente dal sistema simpatico, ad uno più rilassato, gestito da quello parasimpatico. Anche il rilassamento di fine lezione contribuisce ad aumentare l’attività del nervo vago e a diffondere una sensazione di benessere generale.

Focalizzarsi sul respiro con il prāṇāyāma, sentire bene l’āsana che si sta lavorando prestando attenzione ad allineamento, proiezione e radicamento, o le esperienze di pratyāhāra e dhāraṇā sono pratiche che tonificano il nervo vago e che di conseguenza preparano la persona ad entrare in uno stato più calmo, più introspettivo, che possa permettergli di calarsi maggiormente dentro di sé.

Se vogliamo stringere l’obiettivo solo sulla pratica fisica, le flessioni in avanti (pashimatana), sia da seduti che in piedi, hanno un effetto particolarmente calmante e spesso sono utilizzate verso la fine della lezione per preparare il praticante a una meditazione o al rilassamento. Sono āsana che possono essere lavorati in modo più attivo, attraverso la messa in tono della catena anteriore (ad esempio addome, quadricipiti), oppure passivamente, seguendo uno stile più Yin. Praticandoli il tessuto della miofascia superficiale posteriore si scioglie dalle varie tensioni che si accumulano durante la giornata: questa lunga catena infatti è attiva tutto il giorno e ha la responsabilità di sostenere la nostra posizione eretta, contrastando la forza di gravità. A seconda della posizione, può essere coinvolta interamente dai talloni alla nuca (come in paschimottanasana o uttanasana) oppure solo una parte (come in alcuni piegamenti in avanti asimmetrici o in balasana, la posizione del bambino). Questa famiglia di āsana allunga la schiena e crea spazio, dona sollievo alla zona lombare e promuove l’introspezione.

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